giovedì 8 novembre 2012

I brownies dello scoiattolo, senza farina ma con le nocciole...

Qualche giorno fa mi sono svegliata con l'inaspettata vista delle montagne innevate... Niente di trascendentale, per carità, ma giusto quella spolverata di bianco ha contribuito a farmi entrare nel vero e proprio mood invernale, a farmi desiderare con più forza il calduccio della mia casa, una tazza di tè speziato e la mia coperta preferita quando, alla sera, rientro stanca e infreddolita.



E, in verità, se ci si mettono anche questi divini brownies il quadretto d'inverno risulta appena appena più convincente: dolci cremosi che scivolano senza opporre resistenza nel mio pancino bisognoso di coccole, regalandomi qua e là un pezzetto di nocciola croccante... Per non parlare dello zucchero a velo che mi ricorda quella neve dove spero di poter presto affondare gli stivali ;-)



La ricetta dei brownies alle nocciole

Ingredienti:
  • 200 g di cioccolato fondente al 70%
  • 170 g di burro
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 150 g di zucchero
  • 3 uova sbattute
  • 150 g di nocciole tritate finemente
  • 100 g di nocciole tritate grossolanamente
Sciogliere a fuoco bassissimo (o, anche meglio, a bagnomaria) il cioccolato spezzettato e il burro a cubetti, togliere dal fuoco e mescolare per avere un composto bello liscio. Aggiungere lo zucchero e la vaniglia, poi lasciar intiepidire. Quando la crema non è più molto calda incorporare le uova e tutte le nocciole. Cuocere nel forno preriscaldato a 170° per 25-30 minuti, sfornare e lasciar raffreddare nella teglia. 


Questi brownies saranno ancora più buoni se li lascerete riposare per diverse ore, se non tutta la notte, in frigo: si compatteranno prendendo una consistenza simile al fudge! *__*



Note: Non essendoci presenza di farina, questo dolce è perfetto anche per chi è intollerante al glutine; per variare un po' si possono sostituire le nocciole con le mandorle o le noci, ma non con i pistacchi o le noci del brasile perché questi frutti renderebbero ancora più grasso un impasto già non proprio leggerino... :-)


domenica 4 novembre 2012

Cheesecake di ricotta e fichi al miele

Bonjour, oggi voglio presentare a tutti i piccoli, amabili fichi che crescono sul mio alberello in giardino.


Pensate un po' che la creatura è stata piantata solo l'anno scorso, e, nonostante madre e io (vabbè, più che altro io) non abbiamo proprio il pollice verde, ci ha già regalato un sacco di soddisfazioni, principalmente sotto la forma di un sacco di fichi. Fichi buonissimi! Infatti per ora questo è l'unico dolce che ci sono riuscita a fare, in quanto di solito me li divoro appena colti dalla pianta... Comunque, stavolta l'attesa di non mangiarli subito è valsa la pena, perché questo cheesecake è veramente buono, pur nel suo aspetto un po' rustico ;-)

La crema è molto leggera, a base di ricotta e yogurt greco, per godersi il dolce senza neanche un minuscolo senso di colpa; i fichi caramellati con burro e miele sanno di autunno e di natura.


La ricetta del cheesecake ricotta, fichi e miele

Ingredienti per la base:
  • 300 g di digestive all'avena
  • 140 g di burro
Ingredienti per la crema:
  • 250 g di ricotta
  • 400 g di latte condensato zuccherato
  • 500 g di yogurt greco
  • 2 uova
Per i fichi:
  • 6 fichi
  • 2 noci di burro
  • 1 cucchiaio colmo di miele fluido delicato
Preparare la base polverizzando nel mixer i biscotti e unendo il burro fuso. Imburrare uno stampo a cerniera, foderarlo con la carta forno e pressare bene le briciole sulla base. Mettere in frigo a compattarsi, e nel frattempo preparare la crema mescolando insieme prima la ricotta, lo yogurt e il latte condensato e poi incorporando le uova, una per volta. Non aggiungere zucchero, perché il latte condensato è già dolce! Una volta pronto il composto, versarlo sulla base di biscotti e infornare a 175° fino a quando il dolce non sarà rassodato.
Per i fichi, far sciogliere a fuoco dolce il burro con il miele e lasciar caramellare leggermente, poi unire i fichi tagliati a metà e aspettare che il liquido di cottura si addensi e diventi una specie di sciroppo. A questo punto i fichi dovrebbero essere belli morbidi ma non sfatti: toglierli dal fuoco, lasciarli freddare un po' e disporli sul dolce freddo, versando sopra anche un po' di sciroppo al miele.

Nota: Quando ho fatto questa torta mi sono preparata per prima cosa i fichi, e poi ho aggiunto alla crema gran parte del liquido di cottura dei frutti, riservandone solo poco per la guarnizione: siccome però qualcuno mi ha detto che lo strato cremoso era troppo dolce, nella ricetta ho modificato il procedimento per dar modo di aggiungere una quantità di sciroppo minore... A me la mia versione è piaciuta molto, quindi lascio a voi la scelta!

giovedì 1 novembre 2012

Whoopies alla zucca

Buona festa di Ognissanti! La mia ulteriore lunga assenza dal blog questa volta è dovuta a motivi altamente giustificabili... In realtà, ho semplicemente iniziato l'università e quindi ho avuto bisogno di adattarmi un po' a ritmi per me tutti nuovi: la vita da pendolare sempre sul treno, ahimè, e la stanchezza che ti fa addormentare sull'autobus e perdere la fermata, che ti fa addormentare a lezione e perdere la spiegazione, che ti fa addormentare la sera alle nove e perdere la telefonata del fidanzato... Beh suppongo di non essere la prima a doversi lamentare di tutto ciò, no? ;-)
Università tralasciando, volevo dire una parola veloce su quell'esperienza tanto decantata del corso base di pasticceria all'Alma: ecco, per cominciare premetto che appena uscita ero entusiasta, ho passato i primi giorni a casa rimpiangendo le mie ore nel laboratorio, i ritmi pressanti della mia giornata, le ore passate tentando di stirare la mia maledetta divisa, ma anche le risate con la mia adoratissima coinquilina. Volevo davvero tornare alla scuola! Poi, riflettendo, pian piano mi sono resa conto anche di alcune cose che non mi hanno lasciato un segno del tutto positivo, come la ricerca costante di un a disciplina ostentata, ma secondo me fasulla, e uno scarso interesse nei nostri confronti da parte della scuola in generale. Tirando in breve le somme, ho capito che questa mia passione per la pasticceria merita al 100% di essere curata, coltivata e fatta esprimere in tutte le direzioni possibili, però allo stesso tempo sento di non volerla necessariamente incanalare in un percorso prestabilito, come quello della scuola. Certo, mi piacerebbe molto che la mia strada fosse facilitata e aiutata, ma forse, per la persona che sono, è più importante arrivare magari più lentamente ai miei traguardi, però con la serenità di aver usato esattamente e soltanto gli strumenti che voglio io.

Ok, dopo questi aggiornamenti vari eccomi al momento della ricetta (squillo di tromba): Whoopie pies alla zucca!


Gli whoopie pies sono degli iconici dolcetti americani, formati da due biscotti molto morbidi appaiati e farciti fa una crema. Le combinazioni di sapori sono veramente infinite, e devo dire che  se i biscotti in sé li trovo sempre deliziosi, per contro le creme per il mio gusto sono spesso veramente troppo stucchevoli, soprattutto quell'orribile marshmallow fluff, una specie di meringa che sembra, e sa di, schiuma da barba! 
Per questo motivo, ho scelto per i miei whoopies una combinazione di sapori delicata e non troppo dolce: zucca per l'impasto e formaggio cremoso e gianduia per la crema. Si, lo so che in questo periodo va molto di moda dirlo, ma che ci posso fare, io la zucca la amo proprio alla follia! E' decisamente uno dei miei ortaggi preferiti, e la mangio in mille modi (presto su questi schermi altre ricette) ma la apprezzo soprattutto nei dolci, a cui regala un aroma incredibile, e pure un bel colore... In questa versione l'ho abbinata a una semplicissimissima crema di philadelphia e cioccolato gianduia, che ne complementa il sapore andando allo stesso tempo a smorzarne un po' la dolcezza. 
Fatemi il piacere, provate questi dolcini perchè sono buonissimi, nonchè perfetti da afferrare al volo quando la mattina siete in ritardo per il treno e dovete fare colazione... :-)


La ricetta degli Whoopie pies alla zucca

Ingredienti:
  • 390 g di farina
  • 1 cucchiaino di lievito
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 1 cucchiaio di cannella
  • 1 cucchiaino di zenzero
  • 1 pizzico di noce moscata e 1 di chiodi di garofano
  • 1 grosso pizzico di sale
  • 225 g di burro a temperatura ambiente
  • 210 g di zucchero (magari di canna)
  • 2 uova a temperatura ambiente
  •  425 g di purea di zucca, fatta cuocendo della zucca al vapore e poi frullandola
Sbattere burro e zucchero con le fruste per montarli, poi aggiungere le uova, una per volta; incorporare la zucca e la farina setacciata con il lievito e le spezie. Mescolare brevemente fino a ottenere un composto omogeneo e poi formare dei mucchietti regolari sulla teglia foderata con carta forno, distanziandoli almeno 5 cm: io per questa operazione ho usato un porzionatore per gelato, in modo da avere sempre la stessa quantità di impasto e una forma rotonda più precisa.
Cuocere nel forno preriscaldato a 180° per circa 10-12 minuti, o comunque fino a quando toccando i dolcetti non rimarrà più l'impronta del dito. Far raffreddare sulla griglia, e nel frattempo preparare la farcitura mescolando con le fruste 200 g di formaggio cremoso con del cioccolato gianduia fuso, io sono andata un po' a gusto, partendo con una piccola quantità e assaggiando per ottenere il risultato che volevo, ossia non troppo dolce ma che comunque si sentisse il cioccolato...indicativamente, direi di utilizzare una dozzina di quadratini di gianduia, non molti di più.
Quando i biscotti sono ben freddi, accoppiarli con la crema.
Fatto!! Ricordatevi di conservare i vostri whoopie pies in frigo, e magari di tirarli fuori una mezzora prima di mangiarli. Sentirete che buoni...





mercoledì 26 settembre 2012

Avocado frozen yogurt

Oh sì, sono tornata! Tornata a casa, tornata alla mia vita normale, e ovviamente tornata sul blog... Più volte ho scritto che avrei dato alcuni aggiornamenti in tempo reale sulla la mia permanenza all'Alma, Scuola Internazionale di Cucina Italiana, ma poi, vi dirò la verità, la sera ero sempre troppo stanca per scrivere un post! Giuro su tutti i biscotti del mondo che domani prossimamente faccio un resoconto bello pieno... 
Nel frattempo mi limito a questa constatazione: sono partita in estate, torno a casa e... trovo l'autunno! Settembre è già quasi agli sgoccioli, l'aria è frizzante, le giornate sono molto più corte e il colore della luce pomeridiana lascia presagire quello che tra poco avranno le foglie. Tutto ciò mi appaga perché io adoro l'autunno, ma allo stesso tempo mi sento decurtata di un mese (dal momento che chiusa dentro la scuola non mi sono minimamente resa conto di quel che succedeva fuori); dunque, per ricreare un pezzettino di quel fine-estate che mi sono persa, ecco qui la mia ultima ricetta veramente estiva: Avocado Frozen Yogurt! C'è avocado. C'è yogurt. Ed è frozen... ovvero infilato in freezer senza tante cerimonie né turbamenti. Una di quelle cose che da quanto sono semplici sembrano stupide. Poi, le assaggi...


La ricetta dell'avocado frozen yogurt

Ingredienti:

  • 1 avocado maturo
  • 250 g di yogurt intero alla vaniglia
  • 5 cucchiai di miele non troppo liquido
Sbucciare l'avocado e privarlo del nocciolo, metterlo in una grande ciotola e schiacciarlo leggermente con una forchetta, poi aggiungere lo yogurt e il miele e amalgamare. Frullare il tutto con il minipimer e versare nella gelatiera, o come ho fatto io, in una ciotola di plastica con coperchio, da riporre in freezer per un'oretta e tirare fuori ogni 15 minuti per dare una vigorosa mescolata. Quando si raggiunge una bella consistenza cremosa e non troppo congelata lo yogurt è pronto da servire; se c'è la necessità di lasciarlo in freezer a lungo prima di mangiarlo, conviene farlo prima ammorbidire in frigo per mezz'ora.


Nota sullo yogurt: Io ne ho usato uno classico alla vaniglia, ma certamente uno all'ananas o al mango avrebbe amplificato l'effetto tropicale... :-) Inoltre, se volete ottenere un risultato più corposo usate lo yogurt greco, ma ricordate di aggiungere almeno altri 2 o 3 cucchiai di miele per neutralizzare l'acido!




domenica 2 settembre 2012

Blondies

Conoscete i blondies vero? Sono i cugini pallidi dei brownies, fatti di solito con il cioccolato bianco o proprio senza cioccolato. Sono molto calorici. Sono buonissimi.
Ok, seconda domanda: siete per caso a dieta, o state attenti al peso? Bene! Nel senso, non c'è niente di male... Anche io nella settimana precedente la mia partenza per l'Alma ho buttato un occhio alla bilancia, prevedendo che al corso nella mia dieta si sarebbe verificato un notevole incremento di carboidrati raffinati a tutte le ore del giorno (e si, si è verificato. Per motivi di studio, ovviamente).
Con queste premesse volevo quindi materializzare dei dolcetti che fossero abbastanza leggeri da poter essere mangiati anche in quantità (come piace a me ;-) senza troppi sensi di colpa, Ed eccoli lì!


Si tratta di blondies mooolto rivisitati, fatti con un ingrediente che ultimamente su internet si vede molto e che volevo sperimentare: i fagioli! Si lo so, immaginarseli in un dolce all'inizio faceva accapponare la pelle pure a me, ma poi la curiosità ha vinto sul ribrezzo e ho provato... Miracolo, non si sente per niente il sapore. Ve lo giuro. Per essere sicura di non mettere sul blog una ricetta buona solo per il mio palato, comunque, ho fatto un test su mia mamma, alla quale ho fatto assaggiare i dolci senza dirle cosa c'era dentro... E non lo sa tutt'ora. La sua sorpresa infatti è stata tutta positiva, e non legata al sapore, che le è piaciuto molto, bensì alla consistenza, che è qualcosa di insolitamente delizioso perché questi blondies si sciolgono letteralmente in bocca! Sembrano cremini! In più c'è il contrasto con la crosticina dovuta allo zucchero spolverato sul fondo degli stampini. E allo stesso tempo sono pieni di proteine e davvero, davvero poco calorici. Insomma, un successo nei miei circoscritti periodi di dieta. Poi non è mica che debbano sostituire i dolci pieni di burro, eh! Per carità! :D

La ricetta dei blondies

Ingredienti

  • 230 g di fagioli cannellini scolati e sciacquati
  • 3 cucchiai di olio di cocco
  • 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
  • 2 cucchiaini di estratto di vaniglia
  • un pizzico di sale
  • 1/2 tazza di zucchero
  • 1 vasetto di yogurt alla vaniglia
  • 25 g di fiocchi d'avena
  • 2 cucchiaini di cannella 
Frullare il tutto MOLTO BENE nel mixer. E' importante che la parte fibrosa dei fagioli si triti il più possibile, quindi quando il composto sembra omogeneo in realtà bisogna mixarlo ancora per due minuti. Spolverare un po' di zucchero di canna sul fondo degli stampini in silicone, riempire con l'impasto e infornare a 180° per circa 40 minuti o finché si rassodano. Tutto qui!

Mrs Beeton's custard

Questo è un dessert molto fresco che ho preparato la settimana scorsa, quando le temperature erano ancora super torride; per l'esattezza, è anche l'ultimo che ho fatto prima di partire per la mia avventura all'Alma, che sto vivendo con grande soddisfazione, e di cui scriverò una di queste sere in un post specifico. Magari ancora sporca di farina...
In ogni caso, per il "pranzo d'addio" (via libera alla tragicità) ho scelto questa preparazione che non è una crema pasticcera, perché non contiene amidi, né una crema inglese, perché è più consistente: diciamo che è una via di mezzo!
La ricetta è della famigerata Mrs Beeton, la quale ha il pregevole dono di far sembrare complicate le cose semplici, e l'intelligente tendenza a cercare di sporcare quante più ciotole possibile (senza togliere nulla al mio affetto per lei, assolutamente...)
Io ho quindi diminuito un pochino la quantità di stoviglie chiamate in causa e, al posto del brandy da lei suggerito per aromatizzare la ricetta, ho messo la pina colada (raddoppiando le dosi ehehe)... E sopra, un topping di cocco tostato con poco zucchero di canna. Yum! La crema è delicatissima, con una consistenza setosa da paura e un gusto di cocco che fa estate ma non è troppo predominante.



La ricetta della custard di Mrs Beeton

Ingredienti
  • 75 g di zucchero
  • scorza di 1 limone in una striscia sola (per comodità)
  • 600 ml di latte
  • 5 uova
  • 50 ml di pigna colada
  • una tazza di cocco rapé
Portare a bollore lo zucchero, il latte e la scorza di limone in un pentolino antiaderente col fondo spesso, poi filtrare il tutto in una ciotola di metallo e lasciare raffreddare 10 minuti. In una caraffa sbattere le uova e versarle mescolando nel latte tiepido, poi filtrare il tutto di nuovo nel pentolino. Cuocere a fuoco DOLCISSIMO (davvero, non dolce... di più!!!) fino a quando la crema non si addensa. E' fondamentale che la preparazione non raggiunga il bollore, altrimenti si straccia in men che non si dica. Appena è pronta togliere dal fuoco e unire il liquore mescolando delicatamente. Lasciar raffreddare. 
Nel frattempo preparare il topping facendo tostare in una padellina una tazza di cocco rapé con due cucchiai di zcchero muscovado per pochi secondi. Spolverarlo sulla crema fredda e degustare, preferibilmente sul divano guardando un episodio di Poirot. Ooooh, yes.


venerdì 24 agosto 2012

Madeira Cake

Il caldo continua a imperversare, e lo so. Io ho tentato di resistere senza accendere il forno. Ci ho provato davvero. Ma era una situazione snervante! Perciò, la mia astuta Madre ha avuto la meravigliosa idea di spostare il fornetto in cantina... E detto fatto! Libero accesso all'elettrodomestico del cuore e cucina fresca garantita! 
Dopo questa toccante manifestazione di affetto genitoriale, non potevo che sdebitarmi cuocendole un dolcetto ;-)
Ebbene, voi non ce l'avete una mamma o un babbo a cui piace portarsi da casa la merenda in ufficio? Io si... E allora ho preparato queste piccole torte, perché volevo provare la ricetta della classica Madeira cake. Vi dirò... è buona! Proprio una di quelle cose dall'aspetto semplice che quando le mangi ti fanno sentire bene. 
Io poi ho usato uno di quei trucchi-vecchi-come-il-mondo: si taglia la calotta, ci si fa un buco con una formina da biscotti. Si spalma marmellata (fragola! homemade!) sul dolcetto e, rimesso il coperchio, se ne aggiunge ancora nel foro. 
Procedimento che ovviamente NON va fatto su quelle tortine che inevitabilmente finiranno nel vostro freezer! Certo, perché già che vi occupate della merenda della vostra mamma, non gliela volete fare una scorta per tutta la settimana?!


La ricetta della torta Madeira

Ingredienti:
  • 100 g di burro ammorbidito
  • 100 g di zucchero
  • 225 g di farina
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 1 cucchiaino di cremor tartaro
  • un pizzico di sale
  • 4 uova leggermente sbattute
  • 1 cucchiaino di succo di limone
  • 1 cucchiaino di scorza di limone
Sbattere il burro e lo zucchero fino a renderli spumosi. Setacciare insieme la farina, il bicarbonato, il cremor tartaro e il sale. Setacciare un terzo degli ingredienti secchi sopra al composto di burro e zucchero e incorporarli bene. Incorporare un terzo dell'uovo e metà del succo e scorza di limone. Aggiungere i rimanenti ingredienti in altre due volte, amalgamando bene dopo ogni aggiunta per ottenere un impasto liscio e cremoso.
Versare il composto in stampini piccoli (per me rotondi) imburrati e infarinati e cuocere a 170° finché i dolci non sono ben lievitati, dorati e non si staccano leggermente dallo stampo.

Adesso è la volta del trucco-vecchio-come-il-mondo moment... 
Fatto il misfatto potete infilare sulla sommità del vostro capolavoro un fruttino essiccato che richiami la confettura. Cosa che io non ho fatto perché la fragolina secca non ce l'avevo. Così, ho messo un lampone... 

Tartufi di quinoa senza cottura

Eccomi di ritorno da Liverpool... E, ovviamente, ad accogliermi in Italia trovo un caldo allucinante e niente affatto appropriato. Però Squirrel Baker ha bisogno di... produrre!!! Che fare? Gratta gratta la testolina, viene velocemente elaborata una ricetta da fare senza forno/fornello e che abbia anche una qualche parvenza di "light" dopo le scorpacciate di delizioso food britannico ;-)
Si tratta di palline fatte con la quinoa soufflé, che per chi non lo sapesse é, in pratica, l'alternativa sana e proteica ai Rice Krispies... A me infatti piace tantissimo mangiarla nel latte a colazione, al posto dei cereali o magari insieme ai fiocchi d'avena, ai quali tra l'altro si può benissimo sostituire in molti dolci. 
Questi tartufini, oltre a fornire una buona dose di proteine, danno anche tanta energia perché contengono cocco disidratato... e un goccio di rum, che ci sta bene e fa esotico! Mi raccomando, non esagerate... Non è opportuno ubriacarsi con la merenda, o almeno così dicono.


La ricetta dei tartufi di quinoa

Ingredienti
  • 90 g di quinoa soufflé
  • 70 g di zucchero
  • 25 g di cocco disidratato
  • 50 g di burro
  • 4-5 cucchiai di rum scuro o, volendo, Malibu
Mettere la quinoa nel mixer e frullarla a intervalli per un paio di minuti. Attenzione! Lo scopo non é assolutamente quello di polverizzarla: vogliamo solo farle perdere un po' di volume. Aggiungere lo zucchero e il cocco quindi mixare ancora per un minuto. Inserire il burro tagliato a pezzetti e far amalgamare il tutto. Versare rum a piacere, a seconda di quanto se ne mette potrebbe essere necessario aggiungere anche un po' d'acqua per legare l'impasto (io con la mia dose di rum l'ho messa).
Rovesciare il composto su un foglio di pellicola trasparente, dargli la forma di un cilindro con diametro 5 cm, avvolgerlo strettamente e lasciarlo rassodare in frigo per almeno 1 ora. 
Trascorso questo tempo tagliare il rotolo in fette spesse 1 cm, tagliare ogni fetta a metà e formare le palline. Sistemare in pirottini degni di questo nome. Conservare in frigo e consumare nel giro di qualche giorno. 

Nota: Questa é la ricetta base, che ovviamente si può arricchire secondo il gusto di chi poi "deve" mangiare! Ecco alcuni suggerimenti:
  • Non vi piace il rum? Non mettetelo! Scegliete un altro liquore (io d'inverno metterei quello alla castagna), un succo di frutta o un mix di essi.
  • Aggiungete due cucchiai di cacao amaro, diminuendo un po' i liquidi.
  • Sbizzarritevi con le spezie! Zenzero, peperoncino, noce moscata, cannella...
  • Rotolate i tartufi finiti nel cocco e/o cacao.
  • Sostituite 10 g di quinoa con altrettanti di semi di sesamo o di papavero.
  • Unite all'impasto della frutta secca/essiccata tritata, o delle gocce di cioccolato.
Come al solito, gestiteli come vi pare!

Ah, dimenticavo: se non volete correre il rischio di divorare tutti i tartufini nello stesso pomeriggio :-), potete anche congelarne una parte per toglierli di mezzo...



Enjoy your healthy treat!


martedì 7 agosto 2012

Food rules #3

Evviva, eccomi con la mia serie di post preferita ;-)
Vediamo cosa ci dice stavolta Michael...

Terza regola: EVITATE PRODOTTI ALIMENTARI CONTENENTI INGREDIENTI CHE NESSUN UMANO NORMALE TERREBBE NELLA CREDENZA.
"Digliceridi etossilati? Cellulosa? Gomma xantana? Calcio propionato? Ammonio solfato? Se non ci vorreste cucinare voi stessi, perché permettere ad altri di utilizzare questi ingredienti per cucinare per voi? Il complesso di elementi chimici dello scienziato alimentare è concepito per aumentare la conservabilità, per far sembrare il cibo vecchio più fresco e appetibile di quello che è in realtà, e per farvi mangiare di più. Che questi additivi costituiscano o meno un rischio per la vostra salute, molti di essi non vengono consumati dagli umani da molto, quindi è meglio evitarli". Michael Pollan

Io sono d'accordo al 100%... E voi?

lunedì 6 agosto 2012

Ciambelline con marmellata di carote


Ecco qui un'altra ricettina buona e deliziosamente facile per la vostra colazione :-)



Queste pastine sono cotte negli stampi delle ciambelle, quindi le ricordano nella forma, anche se nella sostanza sono più leggere e molto più essenziali, dal momento che per l'impasto basta seguire una ricetta del pan di Spagna... Io per 12 ciambelline ho usato: 70 g di farina, 50 g di fecola, 5 uova e 125 g di zucchero e ho unito gli ingredienti secondo il solito procedimento, poi ho riempito i miei stampi e ho cotto per un quarto d'ora a 170°. Fino a ora semplicità terrificante no? Bene. 
Dopo aver fatto raffreddare un po' i dolcini li ho sformati, e a quel punto ho cominciato a sentire le sinapsi che schioccavano nel tentativo di produrre un'idea per riempire quei tristi buchi.


Per fortuna un paio di giorni prima, nella mia follia, avevo fatto la marmellata di carote e cardamomo, e non le avevo ancora dedicato la giusta attenzione... Quindi ci ho sbattuto sopra quella! Purtroppo non avendola assaggiata non mi ero resa conto che, essendo lei una povera marmellata fatta a occhio, era un tantino sballata nelle dosi: consistenza perfetta, colore fantastico... Ma troppo zucchero e, soprattutto, TROPPO CARDAMOMO!!! Io per 5 carote avevo messo 200 g di zucchero e, udite udite, 6 bacche di cardamomo. Perché mi piace tanto. E effettivamente secondo me il risultato, pur dolce, era buono. Se però siete persone normali, fate così: diminuite la dose di zucchero a 180 g e mettete solo 3 bacche (aperte e con i semini pestati nel mortaio), in modo da ottenere un gusto più equilibrato. Anche qui, facile.it! Pelate le carote, grattugiatele e lanciatele nel pentolone con zucchero, succo e scorza di un limone e un paio di bicchieri d'acqua. Lasciate cuocere a fiamma bassa per circa 40 minuti mescolando alacremente e aggiungendo anche altra acqua se vi sembra che si asciughi... Comunque deve rimanere bella solida e con i pezzettini di carota ancora ben visibili, così la piazzate anche meglio sulle ciambelle! 


Per il resto, che devo dirvi? Mi butterò presto in qualche ricetta più elaborata e impegnativa, ma per adesso perdonate la mia pigrizia... Sono in vacanza! Anzi, a proposito, visto che sono appena tornata dalla Sardegna, dove a) mi sono abbuffata di dolci sardi, e b) ho (ovviamente) comprato un libro di pasticceria sarda, quasi quasi vi propino una serie di post a tema! Glicemia a rischio, ben intesi...

martedì 31 luglio 2012

Panini di... riciclo

Salve gente! Post velocissimo su qualcosa che ricetta no, non si può proprio definire; è più un'idea di riutilizzo, per rendere più carina e appetibile una sostanza che spesso si aggira minacciosa e frustrata nelle nostre cucine... o per lo meno nella mia: la pasta per la pizza avanzata (musica d'organo, prego).
Si, perché l'altro giorno, incoraggiata dalla temperatura assai amichevole, che si aggirava a malapena sui 35°, e tenendo a mente il fatto che mi ci voleva un pranzetto leggero, volendo nel pomeriggio andare in piscina senza avere il pancino troppo pieno, ho pensato bene di fare la pizza con salame e stracchino. La vedete la logica?...


In ogni caso, mi era avanzata una pallina di impasto e così ho colto al volo l'occasione per imbastire velocemente dei piccoli panini, complice il fatto che non avevo ancora utilizzato il mio adorabile stampo per mini-cakes comprato la settimana scorsa, dopo averlo a lungo desiderato con accesa passione. Voilà! Diviso l'impasto in due palline, messo negli stampini oliati, cosparso di semini di sesamo, fatto lievitare un quarto d'ora e infilato nel forno per un po'... il mio "materiale di riciclo" si é trasformato in due piccoli panini di aspetto niente male! Sono particolarmente contenta perché avevo cercato questo tipo di stampo per un sacco di tempo, perché volevo una teglia unica mentre di solito gli stampini rettangolari si trovano solo singoli, e francamente quelli lì mi sanno di fregatura... Per chi sta dalle parti di Firenze, l'ho preso da Bartolini :-)
La ricetta della pasta da pizza mi sembra veramente inutile scriverla, comunque io faccio sempre mezzo chilo di farina, un cubetto di lievito e acqua q.b.
Poi se avete più tempo perché non dovete scappare in piscina potete fare delle aggiunte molto più interessanti al vostro riciclo... Se però vi piacciono i semi di sesamo, provate a impastare i panini con un cucchiaino di tahine, che secondo me ci va! Buon recupero, che dopo ci si sente virtuosi...

martedì 24 luglio 2012

Food rules #2

E rieccomi a insistere con il mio adorato Michael Pollan! Oggi vi cito la seconda regola del libro, quella che è forse una delle mie preferite per la sua semplicità che tuttavia comporta mille implicazioni, espresse con quel po' di ironia che non guasta mai...

Seconda regola: NON MANGIATE NIENTE CHE LA VOSTRA BISNONNA NON RICONOSCEREBBE COME CIBO
"Immaginate la vostra bisnonna (o nonna, a seconda della vostra età) al vostro fianco mentre percorrete i reparti del supermercato. Siete insieme davanti alla sezione dei latticini. Lei prende in mano una confezione di Go-GURT Portable Yogurt [sarà un prodotto confezionato che vendono solo in America 0_0] e non ha la più pallida idea di cosa potrebbe mai essere questo cilindro di plastica pieno di gel colorato e aromatizzato. E' cibo o dentifricio? Adesso al supermercato ci sono migliaia di prodotti edibili che i nostri antenati semplicemente non riconoscerebbero come cibo. Le ragioni per evitare di mangiare dei prodotti alimentari così complicati sono molte, e vanno oltre i vari additivi chimici e i derivati di mais e soia che contengono, o i tipi di plastica in cui sono tipicamente impacchettati, alcuni dei quali sono probabilmente tossici. Oggi i cibi sono lavorati secondo modalità specificamente sviluppate per indurci a comprare e mangiare di più attraverso la stimolazione della nostra innata preferenza per il dolce, il grasso e il sale. Questi sapori sono difficili da trovare in natura ma sono replicabili dagli scienziati facilmente e a buon mercato, con il risultato che il cibo lavorato ci induce a consumare molto di più di queste rarità di quello che ci fa bene. La regola della bisnonna vi aiuterà a tenere la maggior parte di questi prodotti fuori dal vostro carrello.
Nota: Se la vostra bisnonna era una pessima cuoca o mangiava male, potete sostituire la bisnonna di qualcun altro - i siciliani o i francesi funzionano particolarmente bene". Michael Pollan

Insomma, ve l'immaginate la scena della spesa con la bisnonna?? Non credo che sarebbe necessario andare fin negli U.S.A. per sconvolgere la povera vecchietta... Dubito assai che le molte schifezze contrabbandate qui in Italia come deliziose novità le farebbero una buona impressione. Non mi metterò certo a elencare tutte quelle che mi vengono in mente, ma questo sì, lo devo dire: ecco, avete presente quella roba nella bomboletta che spacciano per "ultima-frontiera-di-ogni-possibile-ricetta-a-base-di-uova"? Quell'immonda bruttura che, spruzzata in padella, dovrebbe produrre la frittata più buona della vostra vita? Oddio vi giuro, ho appena avuto un brivido, non scherzo. Ma che ci sarà dentro?! Non che io lo voglia realmente sapere. Però è un buon esempio per accorgersi di quanto cibo finto cercano di rifilarci, infiocchettandolo come miracolo di comodità e gusto. Bah! Io la mia bisnonna non l'ho mai conosciuta, però sono sicura che se mi avesse vista in crisi al supermercato, ferma davanti al banco frigo a inveire da sola contro gli ingredienti dello yogurt, mi avrebbe dato un colpetto sulla spalla, presa per mano e, una volta a casa, mi avrebbe cucinato le verdure ripiene per consolarmi. Mi piace pensarla così :-)

domenica 22 luglio 2012

To eat humble... brioche

Humble: agg. "Umile; modesto; poco appariscente; oscuro; poco importante".
To eat humble pie: Mandar giù un boccone amaro.


Detto ciò, non desistete: lo so, questa non ha quella bella faccia da brioche che tutti amiamo e rispettiamo finché morte non ci separi. Diciamo pure che è piatta.
Sarà anche umile, modesta, poco appariscente (aka non-da-pinterest), visto che il condizionatore lasciato acceso per sbaglio mi ha lievemente invalidato la lievitazione; la sua densità però si sposa col sapore burroso. Sarà anche scura, ma solo perché é ricoperta di semi di papavero. E certamente non é poco importante, visto e considerato che è deliziosa!


Questa brioche l'ho fatta un po' a occhio, e quindi non so riportare con precisione le dosi, il mio procedimento però é stato questo: sono partita con 115 grammi di farina e, alla fine, ne ho aggiunta in più tanto quanto bastava per rendere l'impasto appena lavorabile... Tutto questo per poter diminuire quanto possibile la proporzione burro-farina, e ottenere così un pane mooolto ricco e scioglievole (anche se con ogni probabilità la poca farina ha contribuito alla misera lievitazione). Se preferite potete sempre aumentare le dosi di farina per ottenere una brioche più classica, però non superate in nessun caso i 170 grammi.

In definitiva, vi assicuro: il boccone che manderete giù non sarà affatto amaro...


La ricetta della brioche fatta a occhio

Ingredienti
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 2 cucchiai d'acqua
  • 7 g di lievito secco
  • 2 uova leggermente battute
  • 115-170 g di farina
  • un pizzico di sale
  • 80 g di burro a temperatura ambiente tagliato a pezzetti 
Mettere un cucchiaio di zucchero in un tegamino insieme all'acqua e riscaldare finché è tiepido, poi metterci dentro il lievito, mescolare e lasciarcelo dentro 5 minuti; sbatterci dentro le uova. Setacciare in un'enorme ciotola 115 g di farina e il sale e versare lo zucchero rimanente, aggiungere la mistura di uova-lievito e amalgamare prima con un cucchiaio di legno e poi con le mani. A questo punto inserire il burro a fiocchetti, lavorandolo in modo da incorporarlo: la pasta risulterà estremamente umida, aggiungere quindi farina a piacere, o comunque almeno a sufficienza da ottenere un impasto vagamente maneggiabile. Impastare direttamente nella ciotola per qualche minuto, poi coprire con un canovaccio e lasciar lievitare per un paio d'ore, o fino al raddoppiamento del volume. Trascorso questo tempo lavorare nuovamente la brioche per mezzo minuto e sistemarla nello stampo da plum-cake imburrato e infarinato; lasciarla raddoppiare in volume per un'altra volta, circa 45 min, e preriscaldare il forno a 200°. Appena prima di infornare, laccare la brioche con tre cucchiai di miele e cospargerla con semi di papavero a piacere. Cuocere per circa 30 minuti, e poi sformarla subito sulla griglia per farla raffreddare.

Suggerimenti: Io amo la combinazione miele-semi di papavero, ma questa ricetta si presta a mille interpretazioni: nella mia versione ci sarebbe stata bene anche della scorza di limone, o sarebbe buona pure una variazione stile St. Clement's, con soltanto la scorza di un'arancia e quella di un limone. Le possibilità sono infinite... Non disdegnerei, ad esempio, una brioche super piena di cannella da affettare, grigliare leggermente e spalmare con uno spesso strato di dulce de leche. Yum.



mercoledì 18 luglio 2012

Me li faccio da sola: Savoiardi... e il mio progetto

L'estate per me è il momento ideale per elaborare progetti salutistici: l'anno scorso il trend era "diminuiamo-i-carboidrati" (e sono dimagrita), quest'anno invece è la volta di "avanti-tutta-con-i-carboidrati-ma-solo-buoni". Ovvero, la mia scelta è di gratificarmi più o meno quanto voglio con le cose che mi piacciono di più, a patto che tutto sia stato rigorosamente fatto in casa con ingredienti noti al 100%! 
In altre parole, ho deciso di eliminare del tutto, o per quanto possibile, i cibi confezionati dalla mia dieta: so che molti di voi non considereranno esattamente "salutistico" il proposito di indulgere in cose burrose solo perché preparate con le proprie mani, ma per me lo è! 
Considerate questi fatti: quanti sono gli alimenti già pronti che consumiamo? Tanti, no? E sappiamo tutto quel che c'è dentro? A mio avviso, visto che, ad esempio, la colazione devo pur farla, è molto meglio mangiare cose che magari contengono anche più calorie, ma che in fin dei conti risulteranno più sane! A dirla tutta sono rimasta molto male a vedere tra gli ingredienti di alcuni dei miei dolcetti preferiti cose come la gomma xantana e simili, ossia sostanze che uso per fare i cosmetici in casa (un'altra delle mie fisse)... Insomma, perché dovrei mangiare ciò che mi spalmo addosso?! Inoltre, trovo estremamente sospetto il fatto che molto spesso, quando uno comincia a mangiare prodotti super noti come quei biscotti marroni con le stelline bianche o quegli altri biscotti beige con le gocce marroni, poi non riesce a smettere fino a che non ha divorato tutto il pacchetto... Secondo me non è solo ingordigia! Non è che PER CASO ci mettono qualcosa che induce assuefazione? 
Dato che non sono in grado di fare molte rinunce in campo alimentare, per lo meno voglio assicurarmi di poter dire: "Ok, questo chilo l'ho preso via-burro... quest'altro via-cioccolato" e così via ;-)
In più, sapere che almeno parte della mia alimentazione dipende solo ed esclusivamente da me è divertente! E' piacevole arrivare alla sera e scoprire che è assolutamente OBBLIGATORIO mettere le mani nella farina e cominciare a impastare se il giorno dopo si vuole sperare di mangiarsi qualche biscotto a colazione/merenda e una tortina dopo pranzo... In verità, poi, è un'ulteriore scusa per sfidare la canicola e mandare avanti la mia relazione extraconiugale con il forno...
E, su questa linea, non si salvano più neanche quelle cose oblunghe e zuccherine che prima per me era scontato comprare al supermercato: i savoiardi! Anche loro devono uscire rigorosamente dalla mia cucina! Prepararli è davvero semplice, e sono assai più buoni i quelli industriali. L'impasto è sostanzialmente quello del pan di Spagna, anche se le proporzioni farina/zucchero possono variare leggermente; i biscotti vanno formati con il sac-à-poche direttamente sulla teglia o, come ho fatto io, sull'apposito stampo.


La ricetta dei savoiardi

Ingredienti per 24 savoiardi
  • 70 g di farina
  • 70 g di zucchero
  • 3 uova
  • zucchero a velo + zucchero semolato per la copertura
Setacciare due volte la farina; in un'altra ciotola sbattere con la frusta i tuorli con metà zucchero fino a che non saranno chiari e spumosi; a parte montare a neve ben ferma gli albumi aggiungendo il restante zucchero a metà del processo. Versare il composto di tuorli negli albumi, amalgamandolo delicatamente con la frusta, e poi aggiungere anche la farina, tutta in una volta. Incorporare il tutto con movimenti rotatori dal basso verso l'alto, poi mettere l'impasto nella sacca da pasticcere con una bocchetta tonda liscia e spremere i biscotti sulla teglia. Spolverizzare i savoiardi con un po' di zucchero a velo, aspettare che si sia assorbito e poi ripetere lo spolveramento; aggiungere anche un leggero strato di zucchero semolato. Infornare a 170° per 15 minuti, o finché i biscotti sono ben dorati. 



Note: Ero vagamente contrastata su cosa mettere per la copertura, visto che alcune ricette da me studiate chiedevano lo zucchero a velo, altre quello normale; per andare sul sicuro ho deciso di metterli entrambi, e vi consiglio di fare così perché effettivamente sono venuti molto bene, con una croccantezza delicata. Però, devo confessare: li ho fatti troppo grandi! Erano dei mega savoiardi! Non eccedete nella quantità di impasto che spremete perché cresceranno parecchio in cottura...
Infine, voglio dirvi cosa ho fatto con i miei: un tiramisù alla pesca (savoiardi inzuppati in succo di pesca+latte, crema al mascarpone con succo di pesca e frutti a pezzetti) e uno squisito trifle, con crema pasticcera, savoiardi bagnati con sciroppo di fragola+latte e, sopra, fragole con zucchero e limone e un crumble fatto con due dei biscotti avanzati. Buonissimo! I savoiardi sono la versatilità assoluta! Quali sono le vostre ricette segrete? :-)

domenica 15 luglio 2012

Food Rules

Oggi non posto una ricetta: vorrei invece parlare di uno dei miei miti... Michael Pollan! Lo conoscete? E' un giornalista americano che in diversi libri (i più famosi sono "In defense of food" e "The omnivore's dilemma", che tradotti significano "In difesa del cibo" e "Il dilemma dell'onnivoro")ha indagato, criticato e demistificato lo sconcertante sistema alimentare che ha trasformato il suo paese, facendolo diventare il più malsano al mondo. Ovviamente qui in Italia abbiamo ben diverse e più solide basi, fondamenta gettate dalla tradizione che sembrano ancora del tutto integre. Eppure... leggendo uno dei suoi scritti, "Food rules"(che in italiano è tradotto "Le regole del cibo"), un libretto di poco più di 100 pagine che spiega le regole su cui ci si dovrebbe basare per avere un rapporto sano con cibo sano, non si può non rendersi conto che tante delle cose grottesche e ridicole che siamo soliti attribuire alla megalomania americana ci circondano ormai anche nella nostra italianissima realtà. Ma andiamo con ordine.
Il libro è articolato in tre parti: 1) Cosa dovrei mangiare?     2) Che tipo di cibo dovrei mangiare? 3) Come dovrei mangiare? 
Le risposte di Michael sono ancora più semplici delle domande: Mangiate cibo, Soprattutto piante, Non troppo! Ma: cosa vuol dire esattamente "mangiare cibo"?! Chi potrebbe mangiare qualcosa che non sia cibo? Eppure,secondo il mio idolo :-), la maggior parte dei suoi connazionali fa esattamente questo. E' la parte che mi interessa di più della ricerca di Michael, e che ho ritrovato con piacere anche negli altri libri: in sostanza, a parer suo la maggioranza delle proposte alimentari che compongono la cosiddetta "dieta occidentale" non sono veramente cibo, sono alimenti finti, perchè processati (come di dice processed in italiano?) fino a perdere qualsiasi valore nutrizionale reale, diventando così meri ammassi di calorie vuote. Grazie a queste sostanze fasulle spacciate per alimenti, siamo riusciti a creare la prima dieta nella storia dell'uomo capace di far ammalare chi la segue! E' completamente inutile affidarsi ai vari trend salutistici che promettono salute e magrezza (no grassi, no carboidrati...) se anche questi si affidano a cibo che non è cibo, e SI, care barrette dietetiche che si comprano in farmacia, io e il mio amico Michael stiamo parlando proprio di voi! Gente, smettete di mangiarle... Qui però sto cedendo a divagazioni personali, quindi torno al mio progetto; scrivere in questo post tutto quel che ho da dire sul libro implicherebbe un computer fuso, e poi dovrei parlare estensivamente di tutte le teorie di Michael Pollan ecc., quindi ecco quel che farò: ogni tanto vi proporrò una delle sue regole, scegliendola tra quelle che mi hanno ispirata maggiormente, e dirò la mia al riguardo. Quando mi va. Ah, vi avverto: cercherò decisamente di influenzare la vostra opinione, servendomi di demagogia senza scrupoli. Oggi mi sento piccola dittatrice :-)

Prima regola: MANGIATE CIBO.
"Di questi tempi è più facile a dirsi che a farsi, specialmente quando 17000 nuovi prodotti appaiono nel supermercato ogni anno, chiedendo tutti di essere comprati. Ma la maggior parte di questi articoli non meritano di essere chiamati cibo-io li chiamo sostanze edibili similcibo. Sono preparazioni altamente processate concepite dai nutrizionisti, consistono in larga parte di ingredienti derivati da mais e soia che nessuna persona normale tiene in dispensa, e contengono additivi chimici con cui il corpo umano è venuto in contatto solo di recente. Ai giorni nostri gran parte della sfida per mangiare bene sta nello scegliere cibo vero ed evitare queste novità industriali".  Michael Pollan

...Fin qui tutto chiaro, no?...
Alla prossima puntata di "contestiamo il sistema"! O alla prossima ricetta!

N.B: Il mio libro è in inglese, quindi ho fatto io la traduzione: sono consapevole della sua imprecisione, e se vedete degli errori segnalatemeli.

lunedì 9 luglio 2012

Primo tentativo di birthday cake

Qualche giorno fa c'è stato il compleanno del mio fidanzato. Lui, sapendo della mia mania per i dolci, sulla quale peraltro mi deride sempre dicendomi che son cicciotta, mi fa: "Ma te per il mio compleanno un dolcino me lo fai, vero?" Ma certo tesoro!! In preda al panico, scatta la ricerca alla torta perfetta: non avevo voglia di fare decorazioni laboriose con la pasta di zucchero, visto che non mi ci sono mai cimentata, allora ho deciso di utilizzare la crema al burro con il buon vecchio sac-à-poche, anche se effettivamente non avevo mai decorato una torta nemmeno con questa; insomma non so se si è capito, ma solitamente le mie creazioni: buone sì, ma di aspetto un po'... rustico?? Vabbè, in ogni caso mi sono rivolta a una delle mie bibbie, "Baking" della Hamlyn, e trovata la pagina delle buttercreams ho pensato bene di realizzare quella che veniva descritta come più complicata e "time consuming"... ovvero laboriosa! Lo giuro, per fare quella glassa mi ci sarà voluta un'ora, e confesso che è stata una bella scocciatura anche se alla fine il risultato mi ha molto soddisfatta. Diciamo che io la ricetta ve la scrivo, ma non voglio che nessuno si senta in alcun modo obbligato a passare una preziosa ora del suo tempo a frullare burro. Sono io che ho qualche complesso: so che il mondo va diversamente, ma non posso farci niente. In alternativa potete sempre sfruttare il frosting per i cupcakes che ho già postato! Comunque, concludo con queste osservazioni:
  1. Se la glassa era da urlo, in compenso la torta l'ho fatta semplicissima, l'ho potuta preparare con una mano sola mentre ero al telefono;
  2. Il mio uso della sac-à-poche poteva francamente essere migliore. Fortunatamente è già da un po' di anni che ho fatto mio il concetto di "shabby chic";
  3. Spolverare cacao su una torta appena glassata quando si è di fretta è sempre una pessima idea (di sicuro contribuisce al sopramenzionato effetto shabby, anche se non saprei dire riguardo allo chic);
  4. In fin dei conti, Fidanzato ha apprezzato tantissimo! E dire che a lui i dolci non piacciono nemmen tanto... Si. Lo so. Ma con chi mi sono andata a mettere?! 




La ricetta della torta di compleanno al cioccolato e vaniglia
Ingredienti
Per la torta:
  • 100 g di burro a temperatura ambiente
  • 245 g di zucchero
  • 2 uova
  • un cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
  • 60 g di cacao
  • un cucchiaino e mezzo di bicarbonato
  • un pizzico di sale
  • 170 g di farina 
  • 160 ml di latte intero
Per la glassa (French Buttercream):
  • 5 uova
  • 175 g di zucchero
  • 250 g di burro a temperatura ambiente
  • un baccello di vaniglia




Preparare la torta: frullare con le fruste elettriche burro e zucchero, poi aggiungere un uovo per volta e, a bassa velocità, vaniglia, cacao, bicarbonato e sale; incorporare metà farina, il latte e poi il resto della farina. Versare il composto in due stampi tondi foderati di carta forno e cuocere a 170° per 25 minuti. Far raffreddare per un po' negli stampi e poi sulla griglia.
Adesso tocca alla glassa: calcolate circa un'ora di tempo. Misurare precedentemente tutti gli ingredienti in modo da averli pronti. Sbattere le uova in una GROSSA ciotola di metallo con il frullini per 2 minuti, poi aggiungere lentamente lo zucchero continuando a frullare. Mettere la ciotola in una pentola contenente acqua calda ma non bollente: frullare per 5 minuti, finchè non risulta un composto cremoso; togliere dall'acqua e sbattere fino a raffreddamento. Sistemare il burro in una seconda ciotola e frullarlo per circa 15 minuti, in modo da renderlo chiaro e molto cremoso; aggiungere i semini grattati via dal baccello di vaniglia. Quando la crema di uova è a temperatura ambiente, incorporarla al burro. Usare la buttercream SUBITO, altrimenti si solidifica! 
Decorate la vostra torta (fredda) con la sacca da pasticcere e un po' più di abilità di quella che ci ho messo io. By the way, se fate qualche pasticcio consolatevi: potete sempre occultarlo con le candeline... :-)