martedì 31 luglio 2012

Panini di... riciclo

Salve gente! Post velocissimo su qualcosa che ricetta no, non si può proprio definire; è più un'idea di riutilizzo, per rendere più carina e appetibile una sostanza che spesso si aggira minacciosa e frustrata nelle nostre cucine... o per lo meno nella mia: la pasta per la pizza avanzata (musica d'organo, prego).
Si, perché l'altro giorno, incoraggiata dalla temperatura assai amichevole, che si aggirava a malapena sui 35°, e tenendo a mente il fatto che mi ci voleva un pranzetto leggero, volendo nel pomeriggio andare in piscina senza avere il pancino troppo pieno, ho pensato bene di fare la pizza con salame e stracchino. La vedete la logica?...


In ogni caso, mi era avanzata una pallina di impasto e così ho colto al volo l'occasione per imbastire velocemente dei piccoli panini, complice il fatto che non avevo ancora utilizzato il mio adorabile stampo per mini-cakes comprato la settimana scorsa, dopo averlo a lungo desiderato con accesa passione. Voilà! Diviso l'impasto in due palline, messo negli stampini oliati, cosparso di semini di sesamo, fatto lievitare un quarto d'ora e infilato nel forno per un po'... il mio "materiale di riciclo" si é trasformato in due piccoli panini di aspetto niente male! Sono particolarmente contenta perché avevo cercato questo tipo di stampo per un sacco di tempo, perché volevo una teglia unica mentre di solito gli stampini rettangolari si trovano solo singoli, e francamente quelli lì mi sanno di fregatura... Per chi sta dalle parti di Firenze, l'ho preso da Bartolini :-)
La ricetta della pasta da pizza mi sembra veramente inutile scriverla, comunque io faccio sempre mezzo chilo di farina, un cubetto di lievito e acqua q.b.
Poi se avete più tempo perché non dovete scappare in piscina potete fare delle aggiunte molto più interessanti al vostro riciclo... Se però vi piacciono i semi di sesamo, provate a impastare i panini con un cucchiaino di tahine, che secondo me ci va! Buon recupero, che dopo ci si sente virtuosi...

martedì 24 luglio 2012

Food rules #2

E rieccomi a insistere con il mio adorato Michael Pollan! Oggi vi cito la seconda regola del libro, quella che è forse una delle mie preferite per la sua semplicità che tuttavia comporta mille implicazioni, espresse con quel po' di ironia che non guasta mai...

Seconda regola: NON MANGIATE NIENTE CHE LA VOSTRA BISNONNA NON RICONOSCEREBBE COME CIBO
"Immaginate la vostra bisnonna (o nonna, a seconda della vostra età) al vostro fianco mentre percorrete i reparti del supermercato. Siete insieme davanti alla sezione dei latticini. Lei prende in mano una confezione di Go-GURT Portable Yogurt [sarà un prodotto confezionato che vendono solo in America 0_0] e non ha la più pallida idea di cosa potrebbe mai essere questo cilindro di plastica pieno di gel colorato e aromatizzato. E' cibo o dentifricio? Adesso al supermercato ci sono migliaia di prodotti edibili che i nostri antenati semplicemente non riconoscerebbero come cibo. Le ragioni per evitare di mangiare dei prodotti alimentari così complicati sono molte, e vanno oltre i vari additivi chimici e i derivati di mais e soia che contengono, o i tipi di plastica in cui sono tipicamente impacchettati, alcuni dei quali sono probabilmente tossici. Oggi i cibi sono lavorati secondo modalità specificamente sviluppate per indurci a comprare e mangiare di più attraverso la stimolazione della nostra innata preferenza per il dolce, il grasso e il sale. Questi sapori sono difficili da trovare in natura ma sono replicabili dagli scienziati facilmente e a buon mercato, con il risultato che il cibo lavorato ci induce a consumare molto di più di queste rarità di quello che ci fa bene. La regola della bisnonna vi aiuterà a tenere la maggior parte di questi prodotti fuori dal vostro carrello.
Nota: Se la vostra bisnonna era una pessima cuoca o mangiava male, potete sostituire la bisnonna di qualcun altro - i siciliani o i francesi funzionano particolarmente bene". Michael Pollan

Insomma, ve l'immaginate la scena della spesa con la bisnonna?? Non credo che sarebbe necessario andare fin negli U.S.A. per sconvolgere la povera vecchietta... Dubito assai che le molte schifezze contrabbandate qui in Italia come deliziose novità le farebbero una buona impressione. Non mi metterò certo a elencare tutte quelle che mi vengono in mente, ma questo sì, lo devo dire: ecco, avete presente quella roba nella bomboletta che spacciano per "ultima-frontiera-di-ogni-possibile-ricetta-a-base-di-uova"? Quell'immonda bruttura che, spruzzata in padella, dovrebbe produrre la frittata più buona della vostra vita? Oddio vi giuro, ho appena avuto un brivido, non scherzo. Ma che ci sarà dentro?! Non che io lo voglia realmente sapere. Però è un buon esempio per accorgersi di quanto cibo finto cercano di rifilarci, infiocchettandolo come miracolo di comodità e gusto. Bah! Io la mia bisnonna non l'ho mai conosciuta, però sono sicura che se mi avesse vista in crisi al supermercato, ferma davanti al banco frigo a inveire da sola contro gli ingredienti dello yogurt, mi avrebbe dato un colpetto sulla spalla, presa per mano e, una volta a casa, mi avrebbe cucinato le verdure ripiene per consolarmi. Mi piace pensarla così :-)

domenica 22 luglio 2012

To eat humble... brioche

Humble: agg. "Umile; modesto; poco appariscente; oscuro; poco importante".
To eat humble pie: Mandar giù un boccone amaro.


Detto ciò, non desistete: lo so, questa non ha quella bella faccia da brioche che tutti amiamo e rispettiamo finché morte non ci separi. Diciamo pure che è piatta.
Sarà anche umile, modesta, poco appariscente (aka non-da-pinterest), visto che il condizionatore lasciato acceso per sbaglio mi ha lievemente invalidato la lievitazione; la sua densità però si sposa col sapore burroso. Sarà anche scura, ma solo perché é ricoperta di semi di papavero. E certamente non é poco importante, visto e considerato che è deliziosa!


Questa brioche l'ho fatta un po' a occhio, e quindi non so riportare con precisione le dosi, il mio procedimento però é stato questo: sono partita con 115 grammi di farina e, alla fine, ne ho aggiunta in più tanto quanto bastava per rendere l'impasto appena lavorabile... Tutto questo per poter diminuire quanto possibile la proporzione burro-farina, e ottenere così un pane mooolto ricco e scioglievole (anche se con ogni probabilità la poca farina ha contribuito alla misera lievitazione). Se preferite potete sempre aumentare le dosi di farina per ottenere una brioche più classica, però non superate in nessun caso i 170 grammi.

In definitiva, vi assicuro: il boccone che manderete giù non sarà affatto amaro...


La ricetta della brioche fatta a occhio

Ingredienti
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 2 cucchiai d'acqua
  • 7 g di lievito secco
  • 2 uova leggermente battute
  • 115-170 g di farina
  • un pizzico di sale
  • 80 g di burro a temperatura ambiente tagliato a pezzetti 
Mettere un cucchiaio di zucchero in un tegamino insieme all'acqua e riscaldare finché è tiepido, poi metterci dentro il lievito, mescolare e lasciarcelo dentro 5 minuti; sbatterci dentro le uova. Setacciare in un'enorme ciotola 115 g di farina e il sale e versare lo zucchero rimanente, aggiungere la mistura di uova-lievito e amalgamare prima con un cucchiaio di legno e poi con le mani. A questo punto inserire il burro a fiocchetti, lavorandolo in modo da incorporarlo: la pasta risulterà estremamente umida, aggiungere quindi farina a piacere, o comunque almeno a sufficienza da ottenere un impasto vagamente maneggiabile. Impastare direttamente nella ciotola per qualche minuto, poi coprire con un canovaccio e lasciar lievitare per un paio d'ore, o fino al raddoppiamento del volume. Trascorso questo tempo lavorare nuovamente la brioche per mezzo minuto e sistemarla nello stampo da plum-cake imburrato e infarinato; lasciarla raddoppiare in volume per un'altra volta, circa 45 min, e preriscaldare il forno a 200°. Appena prima di infornare, laccare la brioche con tre cucchiai di miele e cospargerla con semi di papavero a piacere. Cuocere per circa 30 minuti, e poi sformarla subito sulla griglia per farla raffreddare.

Suggerimenti: Io amo la combinazione miele-semi di papavero, ma questa ricetta si presta a mille interpretazioni: nella mia versione ci sarebbe stata bene anche della scorza di limone, o sarebbe buona pure una variazione stile St. Clement's, con soltanto la scorza di un'arancia e quella di un limone. Le possibilità sono infinite... Non disdegnerei, ad esempio, una brioche super piena di cannella da affettare, grigliare leggermente e spalmare con uno spesso strato di dulce de leche. Yum.



mercoledì 18 luglio 2012

Me li faccio da sola: Savoiardi... e il mio progetto

L'estate per me è il momento ideale per elaborare progetti salutistici: l'anno scorso il trend era "diminuiamo-i-carboidrati" (e sono dimagrita), quest'anno invece è la volta di "avanti-tutta-con-i-carboidrati-ma-solo-buoni". Ovvero, la mia scelta è di gratificarmi più o meno quanto voglio con le cose che mi piacciono di più, a patto che tutto sia stato rigorosamente fatto in casa con ingredienti noti al 100%! 
In altre parole, ho deciso di eliminare del tutto, o per quanto possibile, i cibi confezionati dalla mia dieta: so che molti di voi non considereranno esattamente "salutistico" il proposito di indulgere in cose burrose solo perché preparate con le proprie mani, ma per me lo è! 
Considerate questi fatti: quanti sono gli alimenti già pronti che consumiamo? Tanti, no? E sappiamo tutto quel che c'è dentro? A mio avviso, visto che, ad esempio, la colazione devo pur farla, è molto meglio mangiare cose che magari contengono anche più calorie, ma che in fin dei conti risulteranno più sane! A dirla tutta sono rimasta molto male a vedere tra gli ingredienti di alcuni dei miei dolcetti preferiti cose come la gomma xantana e simili, ossia sostanze che uso per fare i cosmetici in casa (un'altra delle mie fisse)... Insomma, perché dovrei mangiare ciò che mi spalmo addosso?! Inoltre, trovo estremamente sospetto il fatto che molto spesso, quando uno comincia a mangiare prodotti super noti come quei biscotti marroni con le stelline bianche o quegli altri biscotti beige con le gocce marroni, poi non riesce a smettere fino a che non ha divorato tutto il pacchetto... Secondo me non è solo ingordigia! Non è che PER CASO ci mettono qualcosa che induce assuefazione? 
Dato che non sono in grado di fare molte rinunce in campo alimentare, per lo meno voglio assicurarmi di poter dire: "Ok, questo chilo l'ho preso via-burro... quest'altro via-cioccolato" e così via ;-)
In più, sapere che almeno parte della mia alimentazione dipende solo ed esclusivamente da me è divertente! E' piacevole arrivare alla sera e scoprire che è assolutamente OBBLIGATORIO mettere le mani nella farina e cominciare a impastare se il giorno dopo si vuole sperare di mangiarsi qualche biscotto a colazione/merenda e una tortina dopo pranzo... In verità, poi, è un'ulteriore scusa per sfidare la canicola e mandare avanti la mia relazione extraconiugale con il forno...
E, su questa linea, non si salvano più neanche quelle cose oblunghe e zuccherine che prima per me era scontato comprare al supermercato: i savoiardi! Anche loro devono uscire rigorosamente dalla mia cucina! Prepararli è davvero semplice, e sono assai più buoni i quelli industriali. L'impasto è sostanzialmente quello del pan di Spagna, anche se le proporzioni farina/zucchero possono variare leggermente; i biscotti vanno formati con il sac-à-poche direttamente sulla teglia o, come ho fatto io, sull'apposito stampo.


La ricetta dei savoiardi

Ingredienti per 24 savoiardi
  • 70 g di farina
  • 70 g di zucchero
  • 3 uova
  • zucchero a velo + zucchero semolato per la copertura
Setacciare due volte la farina; in un'altra ciotola sbattere con la frusta i tuorli con metà zucchero fino a che non saranno chiari e spumosi; a parte montare a neve ben ferma gli albumi aggiungendo il restante zucchero a metà del processo. Versare il composto di tuorli negli albumi, amalgamandolo delicatamente con la frusta, e poi aggiungere anche la farina, tutta in una volta. Incorporare il tutto con movimenti rotatori dal basso verso l'alto, poi mettere l'impasto nella sacca da pasticcere con una bocchetta tonda liscia e spremere i biscotti sulla teglia. Spolverizzare i savoiardi con un po' di zucchero a velo, aspettare che si sia assorbito e poi ripetere lo spolveramento; aggiungere anche un leggero strato di zucchero semolato. Infornare a 170° per 15 minuti, o finché i biscotti sono ben dorati. 



Note: Ero vagamente contrastata su cosa mettere per la copertura, visto che alcune ricette da me studiate chiedevano lo zucchero a velo, altre quello normale; per andare sul sicuro ho deciso di metterli entrambi, e vi consiglio di fare così perché effettivamente sono venuti molto bene, con una croccantezza delicata. Però, devo confessare: li ho fatti troppo grandi! Erano dei mega savoiardi! Non eccedete nella quantità di impasto che spremete perché cresceranno parecchio in cottura...
Infine, voglio dirvi cosa ho fatto con i miei: un tiramisù alla pesca (savoiardi inzuppati in succo di pesca+latte, crema al mascarpone con succo di pesca e frutti a pezzetti) e uno squisito trifle, con crema pasticcera, savoiardi bagnati con sciroppo di fragola+latte e, sopra, fragole con zucchero e limone e un crumble fatto con due dei biscotti avanzati. Buonissimo! I savoiardi sono la versatilità assoluta! Quali sono le vostre ricette segrete? :-)

domenica 15 luglio 2012

Food Rules

Oggi non posto una ricetta: vorrei invece parlare di uno dei miei miti... Michael Pollan! Lo conoscete? E' un giornalista americano che in diversi libri (i più famosi sono "In defense of food" e "The omnivore's dilemma", che tradotti significano "In difesa del cibo" e "Il dilemma dell'onnivoro")ha indagato, criticato e demistificato lo sconcertante sistema alimentare che ha trasformato il suo paese, facendolo diventare il più malsano al mondo. Ovviamente qui in Italia abbiamo ben diverse e più solide basi, fondamenta gettate dalla tradizione che sembrano ancora del tutto integre. Eppure... leggendo uno dei suoi scritti, "Food rules"(che in italiano è tradotto "Le regole del cibo"), un libretto di poco più di 100 pagine che spiega le regole su cui ci si dovrebbe basare per avere un rapporto sano con cibo sano, non si può non rendersi conto che tante delle cose grottesche e ridicole che siamo soliti attribuire alla megalomania americana ci circondano ormai anche nella nostra italianissima realtà. Ma andiamo con ordine.
Il libro è articolato in tre parti: 1) Cosa dovrei mangiare?     2) Che tipo di cibo dovrei mangiare? 3) Come dovrei mangiare? 
Le risposte di Michael sono ancora più semplici delle domande: Mangiate cibo, Soprattutto piante, Non troppo! Ma: cosa vuol dire esattamente "mangiare cibo"?! Chi potrebbe mangiare qualcosa che non sia cibo? Eppure,secondo il mio idolo :-), la maggior parte dei suoi connazionali fa esattamente questo. E' la parte che mi interessa di più della ricerca di Michael, e che ho ritrovato con piacere anche negli altri libri: in sostanza, a parer suo la maggioranza delle proposte alimentari che compongono la cosiddetta "dieta occidentale" non sono veramente cibo, sono alimenti finti, perchè processati (come di dice processed in italiano?) fino a perdere qualsiasi valore nutrizionale reale, diventando così meri ammassi di calorie vuote. Grazie a queste sostanze fasulle spacciate per alimenti, siamo riusciti a creare la prima dieta nella storia dell'uomo capace di far ammalare chi la segue! E' completamente inutile affidarsi ai vari trend salutistici che promettono salute e magrezza (no grassi, no carboidrati...) se anche questi si affidano a cibo che non è cibo, e SI, care barrette dietetiche che si comprano in farmacia, io e il mio amico Michael stiamo parlando proprio di voi! Gente, smettete di mangiarle... Qui però sto cedendo a divagazioni personali, quindi torno al mio progetto; scrivere in questo post tutto quel che ho da dire sul libro implicherebbe un computer fuso, e poi dovrei parlare estensivamente di tutte le teorie di Michael Pollan ecc., quindi ecco quel che farò: ogni tanto vi proporrò una delle sue regole, scegliendola tra quelle che mi hanno ispirata maggiormente, e dirò la mia al riguardo. Quando mi va. Ah, vi avverto: cercherò decisamente di influenzare la vostra opinione, servendomi di demagogia senza scrupoli. Oggi mi sento piccola dittatrice :-)

Prima regola: MANGIATE CIBO.
"Di questi tempi è più facile a dirsi che a farsi, specialmente quando 17000 nuovi prodotti appaiono nel supermercato ogni anno, chiedendo tutti di essere comprati. Ma la maggior parte di questi articoli non meritano di essere chiamati cibo-io li chiamo sostanze edibili similcibo. Sono preparazioni altamente processate concepite dai nutrizionisti, consistono in larga parte di ingredienti derivati da mais e soia che nessuna persona normale tiene in dispensa, e contengono additivi chimici con cui il corpo umano è venuto in contatto solo di recente. Ai giorni nostri gran parte della sfida per mangiare bene sta nello scegliere cibo vero ed evitare queste novità industriali".  Michael Pollan

...Fin qui tutto chiaro, no?...
Alla prossima puntata di "contestiamo il sistema"! O alla prossima ricetta!

N.B: Il mio libro è in inglese, quindi ho fatto io la traduzione: sono consapevole della sua imprecisione, e se vedete degli errori segnalatemeli.

lunedì 9 luglio 2012

Primo tentativo di birthday cake

Qualche giorno fa c'è stato il compleanno del mio fidanzato. Lui, sapendo della mia mania per i dolci, sulla quale peraltro mi deride sempre dicendomi che son cicciotta, mi fa: "Ma te per il mio compleanno un dolcino me lo fai, vero?" Ma certo tesoro!! In preda al panico, scatta la ricerca alla torta perfetta: non avevo voglia di fare decorazioni laboriose con la pasta di zucchero, visto che non mi ci sono mai cimentata, allora ho deciso di utilizzare la crema al burro con il buon vecchio sac-à-poche, anche se effettivamente non avevo mai decorato una torta nemmeno con questa; insomma non so se si è capito, ma solitamente le mie creazioni: buone sì, ma di aspetto un po'... rustico?? Vabbè, in ogni caso mi sono rivolta a una delle mie bibbie, "Baking" della Hamlyn, e trovata la pagina delle buttercreams ho pensato bene di realizzare quella che veniva descritta come più complicata e "time consuming"... ovvero laboriosa! Lo giuro, per fare quella glassa mi ci sarà voluta un'ora, e confesso che è stata una bella scocciatura anche se alla fine il risultato mi ha molto soddisfatta. Diciamo che io la ricetta ve la scrivo, ma non voglio che nessuno si senta in alcun modo obbligato a passare una preziosa ora del suo tempo a frullare burro. Sono io che ho qualche complesso: so che il mondo va diversamente, ma non posso farci niente. In alternativa potete sempre sfruttare il frosting per i cupcakes che ho già postato! Comunque, concludo con queste osservazioni:
  1. Se la glassa era da urlo, in compenso la torta l'ho fatta semplicissima, l'ho potuta preparare con una mano sola mentre ero al telefono;
  2. Il mio uso della sac-à-poche poteva francamente essere migliore. Fortunatamente è già da un po' di anni che ho fatto mio il concetto di "shabby chic";
  3. Spolverare cacao su una torta appena glassata quando si è di fretta è sempre una pessima idea (di sicuro contribuisce al sopramenzionato effetto shabby, anche se non saprei dire riguardo allo chic);
  4. In fin dei conti, Fidanzato ha apprezzato tantissimo! E dire che a lui i dolci non piacciono nemmen tanto... Si. Lo so. Ma con chi mi sono andata a mettere?! 




La ricetta della torta di compleanno al cioccolato e vaniglia
Ingredienti
Per la torta:
  • 100 g di burro a temperatura ambiente
  • 245 g di zucchero
  • 2 uova
  • un cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
  • 60 g di cacao
  • un cucchiaino e mezzo di bicarbonato
  • un pizzico di sale
  • 170 g di farina 
  • 160 ml di latte intero
Per la glassa (French Buttercream):
  • 5 uova
  • 175 g di zucchero
  • 250 g di burro a temperatura ambiente
  • un baccello di vaniglia




Preparare la torta: frullare con le fruste elettriche burro e zucchero, poi aggiungere un uovo per volta e, a bassa velocità, vaniglia, cacao, bicarbonato e sale; incorporare metà farina, il latte e poi il resto della farina. Versare il composto in due stampi tondi foderati di carta forno e cuocere a 170° per 25 minuti. Far raffreddare per un po' negli stampi e poi sulla griglia.
Adesso tocca alla glassa: calcolate circa un'ora di tempo. Misurare precedentemente tutti gli ingredienti in modo da averli pronti. Sbattere le uova in una GROSSA ciotola di metallo con il frullini per 2 minuti, poi aggiungere lentamente lo zucchero continuando a frullare. Mettere la ciotola in una pentola contenente acqua calda ma non bollente: frullare per 5 minuti, finchè non risulta un composto cremoso; togliere dall'acqua e sbattere fino a raffreddamento. Sistemare il burro in una seconda ciotola e frullarlo per circa 15 minuti, in modo da renderlo chiaro e molto cremoso; aggiungere i semini grattati via dal baccello di vaniglia. Quando la crema di uova è a temperatura ambiente, incorporarla al burro. Usare la buttercream SUBITO, altrimenti si solidifica! 
Decorate la vostra torta (fredda) con la sacca da pasticcere e un po' più di abilità di quella che ci ho messo io. By the way, se fate qualche pasticcio consolatevi: potete sempre occultarlo con le candeline... :-)



domenica 8 luglio 2012

Maturità, scuola di pasticceria e qualche biscotto

Finalmente, FINALMENTE l'esame di Stato è finito. Mi sento talmente sollevata che ogni momento mi chiedo se devo scoppiare a piangere o a ridere... Nonostante il risultato non sia stato quello previsto, i miei pensieri sono estremamente positivi. E' un po' come quando una torta esce dal forno e tu scopri che non è lievitata: magari il lievito te lo sei proprio scordato, o forse hai aperto troppe volte lo sportello per controllarla. O qualcuno te lo ha aperto di nascosto perchè il profumo era troppo buono. Fatto sta che quella torta, pur piatta, sarà di sicuro deliziosa! Ad addolcire ulteriormente la mia situazione c'è una prospettiva che mi mette addosso brividi di impazienza, quella di andare, da agosto a settembre, a Colorno, presso la sede della Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA, dove frequenterò un corso intensivo di pasticceria (preparatorio a quello completo che inizierò nei mesi futuri e che avrà la durata di 7 mesi). Finalmente questa mia passione nata in punta di piedi ha modo di concretizzarsi, e io non vedo l'ora! Il corso è incentrato sulle tecniche di base, e il suo scopo è permettere a tutti coloro che non hanno fatto l'istituto alberghiero di accedere al Corso Superiore di pasticceria senza avere lacune, in modo da poterlo vivere al meglio: proprio il mio caso, visto che son stata così poco sveglia da scegliere di fare il liceo classico, e dunque se mi mettessero davanti a burro e farina dicendo "Fai la pasta sfoglia" molto probabilmente andrei in iperventilazione :-)
Durante il mio mese di trasferta non credo che potrò pubblicare ricette, in compenso però vi aggiornerò ogni sera sulle tecniche imparate durante la giornata di lezione!
Intanto, vi lascio con una nemmeno-ricetta, più un'idea per un'aggiunta classica e carina al vostro cestino per la colazione, o il tè delle cinque (sempre se ne avete il coraggio vista la stagione inclemente): biscottini di frolla farciti con confettura di lamponi. Sembrano quelli che si comprano, ma in realtà saranno mooolto migliori se usate la confettura home-made e questa ricetta per la frolla di Michel Roux, dal suo libro "Frolla e sfoglia", che ci tengo a condividere con quanti di voi non la conoscano già perchè è senza dubbio la migliore che abbia mai preparato... super friabile e facile da lavorare! Enjoy :-*


La ricetta dei frollini alla confettura

Ingredienti
  • 250 g di farina
  • 125 g di burro ammorbidito a pezzettini
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • mezzo cucchiaino di sale
  • 40 ml di acqua fredda
Per preparare la frolla fate la fontana sul piano di lavoro con la farina, metteteci in mezzo i pezzetti di burro, l'uovo, lo zucchero e il sale e amalgamateli tra loro con la punta delle dita; quando avete una massa appena omogenea cominciate ad incorporare la farina prelevandola dai bordi della fontana, e quando l'avete inserita tutta lavorate il composto con delicatezza fino ad avere una consistenza grumosa. Aggiungete l'acqua fredda e lavorate finchè l'impasto è liscio, evitando però di maneggiare troppo la pasta che sennò poi si riscalda troppo. Formateci una palla e mettetela in frigo per un'oretta, poi stendetela non troppo sottile e ritagliatela con uno stampino a fiore piuttosto piccolo; formate dei buchi su metà dei biscotti crudi: se avete uno stampo apposito tanto meglio, io ho dovuto usare uno scavino per il melone... con successo! Cuocete i frollini a 170° finchè sono dorati secondo il vostro gusto e, appena freddi, farciteli con una noce di confettura a vostra scelta, possibilmente fatta con le vostre mani. Io la prossima volta proverò con quella alla fragola. Accoppiate i biscotti e divorateli il prima possibile!








martedì 3 luglio 2012

Dessert ciocco-lampone

Vero che in casa mia i lamponi si sentono gratificati?? Ennesima ricetta che li prevede (ora per un po' la smetto, giuro): quadrotti nerissimi, che altro non sono se non i famosi brownies al cacao di Alice Medrich, sormontati da una copertura color caramello che all'assaggio si rivela invece crema pasticcera al lampone. E un piccolo frutto a completare il tutto. 
Buoni, tanto, ancor più se si utilizza un cacao di ottima qualità che gli conferisce quel sapore intenso un po' misterioso, quasi affumicato, secondo me. 
La crema, nonostante l'aggiunta di succo di lampone, non è venuta quel bel rosa delicato che speravo: sarà colpa dello zucchero di canna, saranno i frutti di bosco che mi giocano un brutto tiro. Potevo aggiungere colorante e averla vinta io, ma ho deciso di lasciarla così: anche meglio, nell'ottica di non voler ottenere un insieme troppo lezioso e perfettino. Perchè a noi le imperfezioni piacciono, no? Alimentano il nostro desiderio di essere più bravi. Anche semplicemente nel fare dolci :-)


La ricetta del dessert Ciocco-lampone


Per i brownies:

  • 150 g di burro
  • 280 g di zucchero
  • 85 g di cacao amaro
  • 2 uova
  • 65 g di farina 
  • 1 pizzico di sale
  • mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
Inoltre:

  • crema pasticcera al lampone 
  • lamponi freschi q.b.
Preparare i brownies: Cuocere a bagnomaria burro, zucchero, cacao e sale fino a che non sono ben caldi e amalgamati. Lasciare intiepidire qualche minuto e poi aggiungere vaniglia e un uovo per volta, mescolando bene. Setacciare nell'impasto la farina e incorporarla creando un composto omogeneo. Versare il tutto in uno stampo quadrato piccolo imburrato e rivestito con carta da forno e cuocere a 160° per una ventina di minuti: i brownies vanno a discrezione, io li preferisco più morbidi ma si possono anche lasciare nel forno fino a 30 minuti, saranno più compatti. Lasciare in frigo tutta la notte. Preparare la crema pasticcera con il metodo usuale (ognuno ha il suo, hehe), ma sostituire parte del latte con pari quantità di succo di lampone: io le dosi le ho fatte a occhio, ma dovevano essere circa 200 ml. Potrebbe essere necessario far bollire la crema un minuto in più, ma si addenserà senza problemi. Coprire la crema con la pellicola a contatto e lasciare anche lei in frigo per una nottata.
Il giorno dopo assemblare il dolce: tagliare i brownies in 9 quadretti e guarnire ognuno con la crema, spremuta con una bocchetta decorativa del sac-à-poche, io ho usato quella a fiore ma è stata una pessima idea... 
Completare infine con un lampone per dolcetto e servire dopo pranzo, o anche per una colazione lussuriosa, se vi aggrada!



lunedì 2 luglio 2012

Strawberry cheesecake cupcakes di Hummingbird Bakery

Oggi vi propongo colui che probabilmente è l'icona della pasticceria americana: il CUPCAKE! Sicuramente sapete tutti di cosa si tratta, ma non toglietemi la soddisfazione di spiegarlo lo stesso, visto che era la prima volta che li facevo. Dunque: i cupcakes sono piccole tortine simili ai muffins nella forma, visto che anche questi si cuociono nei pirottini di carta, ma abbastanza diversi nella sostanza. Se infatti la caratteristica dei muffins è quella di richiedere un impasto piuttosto disomogeneo e grezzo (solo 12 giri di cucchiaio!), che dopo la cottura risulta molto lievitato e non prevede una glassature o topping, quella dei cupcakes è invece di avere una massa più densa, che non deve lievitare molto, anzi in teoria all'uscita dal forno dovrebbero essere proprio piatti...ma la loro particolarità sta soprattutto nell'immancabile frosting, la copertura cremosa e soffice che li ricopre e che si presta a mille decorazioni; può essere di vari tipi, ma per quel che so io quella tradizionale è la buttercream, la crema al burro.
I miei primi cupcakes li ho tratti da uno dei miei libri preferiti in assoluto, "The Hummingbird Bakery Cookbook". Hummingbird Bakery è un famoso negozio londinese specializzato in  dolci tipici americani, e vi assicuro che questo libro è una maledizione! La mia salute è a serio repentaglio, dal momento che son decisa a sperimentare ogni ricetta :-) 
Tra i tutti i cupcakes, questi mi sembravano i più particolari: pezzetti di fragole sono aggiunti all'impasto per renderlo più morbido e succoso, e il frosting é a base di formaggio fresco, con una spolverata finale di briciole di biscotti digestive per ricordare il gusto del classico cheesecake; io le bricioline ho preferito non metterle, ma ci starebbero bene di sicuro... solo che non volevo rovinare il mio "capolavoro"!



La ricetta degli strawberry cheesecake cupcakes


Per i cupcakes
  • 120 g di farina
  • 140 g di zucchero
  • un cucchiaino e mezzo di lievito per dolci
  • un pizzico ddi sale
  • 40 g di burro a temperatura ambiente
  • 120 ml di latte intero
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia, o vaniglia in polvere
  • 1 uovo
  • 12 fragole grandi tagliate a pezzettini 
Per il frosting
  • 300 g di zucchero a velo
  • 50 g di burro a temperatura ambiente
  • 125 g di formaggio fresco cremoso (philadelphia)
Preparare i cupcakes: mettere farina, zucchero, lievito, sale e burro in una grossa ciotola e sbattere con il frullino a bassa velocità finchè il composto non risulta sabbioso. Versarci il latte e l'estratto di vaniglia e frullare a velocità media finchè gli ingredienti non sono ben combinati, poi aggiungere l'uovo e sbattere energicamente per ancora un paio di minuti. Distribuire i pezzetti di fragole nei pirottini sistemati nello stampo da muffin e distribuirci sopra il composto riempiendoli per 2 terzi. Infornare a 170° per 20 minuti, devono essere dorati e il dito non deve lasciarci l'impronta. Fare la prova stecchino. Lasciar raffreddare leggermente nello stampo e poi sulla griglia.
Preparare il frosting: Sbattere con le fruste elettriche lo zucchero a velo e il burro in una ciotola a velocità medio-bassa finchè non sono ben mischiati. Aggiungere il formaggio cremoso tutto in una volta e amalgamare per incorporarlo bene. Alzare la velocià delle fruste a medio-alta e continuare a sbattere per almeno altri 5 minuti, la crema deve risultare leggera e spumosa: non lavorarla eccessivamente per non smontarla.
Quando i cupcakes sono completamente freddi, glassarli con l'aiuto del sac-à-poche e, a piacere, sbriciolarci sopra 100-200 g di biscotti digestive.

Nota: Ho colorato di rosa la mia crema al burro con un po' di colorante alimentare in gel, e il risultato mi è piaciuto! Altre idee per la decorazione potrebbero essere codette colorate, palline di zucchero, fiorellini... tutto ciò che è dolce e infantile in questo caso è permesso :D